"Non ci sono buchi assistenziali
all'hospice di Lanciano, che non corre alcun rischio per il
futuro". Sono le parole del direttore generale della Asl
Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael, in merito alle
preoccupazioni emerse in città circa l'attività svolta dalla
struttura, riservata a persone affette da patologie evolutive
irreversibili che non rispondono alle cure ordinarie e
necessitano di assistenza finalizzata al controllo del dolore e
al supporto psicologico.
"Attualmente sono 4 i medici assegnati alle cure palliative -
prosegue Schael in una nota - suddivisi tra Lanciano e
Torrevecchia Teatina. Dopo il pensionamento di Carinci, al quale
va il mio più sincero ringraziamento per essere stato pioniere
qualificatissimo in questo campo e per l'impegno profuso nella
nostra Asl, la responsabilità e il coordinamento sono stati
affidati a Mirella Di Prinzio, che svolge un lavoro
appassionato, insieme a colleghi profondamente motivati. Si
tratta di medici non collocati in quel ruolo dalla Direzione per
colmare un vuoto, ma che hanno scelto quel tipo di attività
partecipando a concorsi specifici, e mossi da una forte volontà
di dedicarsi a malati che necessitano di un approccio olistico,
che va oltre la cura. La nostra Asl, inoltre, ha partecipato a
un concorso aggregato per medici di cure palliative espletato da
Pescara come capofila: abbiamo già assunto il primo in
graduatoria, che prenderà servizio a giugno, e altri 5 sono
risultati idonei. Se si renderà necessario, quindi, procedere ad
altre acquisizioni rispetto al numero di pazienti ricoverati in
hospice, potremo scorrere le posizioni successive. Sul fronte
degli infermieri, invece, non si registrano carenze da colmare
né sostituzioni per pensionamenti non portate a termine, e la
dotazione organica risulta adeguata all'attività svolta. Non ci
sono, pertanto, ombre né minacce su questa area assistenziale
così importante e delicata, e vale in particolare per l'hospice
di Lanciano. Sicuramente ci misuriamo con una carenza di
anestesisti che ci pone davanti a scelte drammatiche, come, per
esempio, ricollocare nell'ambito delle cure palliative i nostri
specialisti, col risultato di sguarnire sale operatorie e
rianimazioni. Scelte che finora abbiamo evitato lavorando per
contemperare le necessità assistenziali del territorio con
quelle degli ospedali per curare gli acuti, senza lasciare
indietro nessuno".
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